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Me lo prendi papà?

Il titolo ricorderà una vecchia e simpatica canzoncina interpretata da Gianni Morandi, in cui raccontava il desiderio dei figli di accogliere gli animali del bosco per metterli al riparo… Da genitore di 3 figli sento ripetutamente questa frase e vi assicuro che le richieste non si limitano al gufo con gli occhiali, ma spaziano ampiamente.

Scherzi a parte, chi ha figli sa quanto impegno e dedizione ci vuole per crescerli e per sopperire a tutte le necessità. Dalla nascita, anzi, dall’attesa alla nascita, dai primi mesi al raggiungimento dell’età scolare l’impegno finanziario è notevole ed è un crescendo commisurato al passare degli anni.

In un bilancio familiare l’arrivo di un figlio ha un impatto non indifferente, prepararsi prima con una corretta pianificazione, che preveda un fondo per affrontare queste spese correlate, è già un buon punto di partenza. Ma l’aspetto di cui abbiano finora parlato, riguarda i bisogni, quelli a  cui non si può venir meno. Esistono poi altri aspetti legati alla prole. Quello che riguarda le richieste.

In un mondo dove la pubblicità ci tempesta, invogliando chiunque all’acquisto di prodotti, i bambini, non avendo consapevolezza di cosa comporti l’acquisto di un determinato giocattolo, chiedono con leggerezza  “Me lo compri?” . Cosa fare in questi casi?

Finanziariamente parlando, i bambini vanno responsabilizzati ed educati a dare valore al denaro. E’ importante far comprendere loro che il denaro è frutto di impegno, lavoro e sacrificio. Comprendere che i soldi non escono dalla macchinetta al muro se nessuno li mette dentro! Errato credere che sia troppo presto parlare di soldi ai bambini. In tenera età il cervello è molto recettivo e creare buone abitudini svilupperà negli anni a seguire, una giusta considerazione del denaro e dello sforzo che comporta ottenerlo. Bisogna far comprendere loro da differenza tra spese necessarie e spese superflue, in modo che sappiano “aspettare” per ottenere ciò che non è di imminente bisogno.

E’ bene che comincino a risparmiare, magari in un salvadanaio, con un obiettivo (l’acquisto di un gioco ad esempio) e raggiunto quell’obiettivo di risparmio, ricompensarli così che possano provare la gratificazione della ricompensa allo sforzo.

Da genitore dico che non è facile dire di no a quegli occhietti che ti guardano speranzosi, ma alcune volte sono proprio i no che aiutano a crescere e che danno spunto per divenire adulti più consapevoli.

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