Articoli, Consulente Finanziario

Facciamo il punto…

Un anno fa, o poco meno, aveva inizio il conflitto Russo-Ucraino. Non entrando nel merito delle motivazioni che hanno dato inizio ad una guerra, che ancora non accenna a concludersi, vorrei soffermarmi sulle conseguenze di questo conflitto, che sta mettendo a dura prova l’economia del nostro paese e del mondo intero.

Dopo l’attacco di Putin e l’inasprimento dei rapporti con i paesi membri della NATO, abbiamo assistito all’innalzamento di tutti i prezzi, dall’energia alle materie prime e tutti i derivati. Ecco tutti i presupposti per un’inflazione galoppante come quella di cui siamo stati vittime.

Ora, è bene sapere che esistono due tipi di inflazione: c’è un’inflazione “buona”, che è quella che si verifica quando il paese cresce e l’economia è fiorente, poi c’è un’inflazione “cattiva”, che è un po’ quella che stiamo vivendo in questo periodo, dovuta solamente dal rincaro del prezzo dell’energia. Questo tipo di inflazione non fa che danneggiare le tasche del popolo, poiché svaluta il valore dei loro risparmi. In questi casi, entrano in gioco i cosiddetti anticorpi, che nel nostro caso sono le Banche Centrali (BCE – Banca Centrale Europea e FED per gli USA) che, per contrastare questo tipo di inflazione, aumentano i tassi d’interesse.

L’aumento dei tassi di interesse ha però diverse conseguenze: in primo luogo impatta notevolmente sulle rate dei prestiti e dei mutui a tasso variabile, aumentandone la rata, poi ha un impatto sui corsi delle obbligazioni, che diminuiscono il loro prezzo e per finire impatta anche sulla stabilità del mercato azionario. Cosa avversa era avvenuta nel periodo Covid19 quando la FED e la BCE, per contrastare l’impatto economico negativo, abbassarono i tassi al minimo. L’obiettivo è quello di mantenere un’inflazione entro certi limiti.

Ma torniamo all’attuale situazione: dopo anni di tassi prossimi allo zero, toccando addirittura valori negativi, le banche centrali, come garanti della stabilità monetaria, sono costrette ad aumentare i tassi, riportando, se così si può dire, una sorta di normalità al mercato. Durante il 2022 abbiamo assistito a rialzi di una certa entità e le previsioni per il 2023 (previsioni non certezze) sono che i rialzi continueranno ma saranno più cauti. Tutto ciò, sempre secondo gli analisti, potrebbe portare l’Italia e l’Europa, ma non solo, ad una recessione (la recessione è l’opposto della crescita economica, cioè dello sviluppo di un paese in diversi settori), che potrebbe provocare una riduzione dei tassi. Il mio consiglio, soprattutto per tutti coloro i quali abbiano un mutuo, è quello di confrontarsi col proprio consulente o esperto nel settore, per monitorare la situazione e verificare la possibilità di miglioramento.

Per il resto bisogna attendere: “ogni crisi è destinata a passare, ce lo insegna la storia”

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