Ci risiamo, ne riparliamo… L’inflazione continua a salire e non si arresta.
I prezzi aumentano vertiginosamente ed il nostro carrello è sempre più vuoto ad ogni spesa, così come le nostre tasche.
Alle soglie del 7%, in Italia, mai così alta da decenni, l’inflazione cresce, anche e soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, in tutta l’area Europea e nel resto del Mondo, toccando massimi storici come in Turchia con un’inflazione al di sopra di 60%.
I paesi Europei che hanno visto una crescita più alta degli altri sono stati la Lettonia (11%) la Spagna e la Slovacchia (9%), quelli che invece hanno reagito meglio sono il Portogallo e la Francia, quest’ultima meno dipendente a livello energetico da paesi interessati dal conflitto Russia-Ucraina.
I prezzi continuano a crescere, al primo posto tra i rialzi troviamo il prezzo dell’energia, ma anche del cibo e alcool.
Tutto ciò spaventa e induce ad una corsa alle risorse per paura che i prezzi continuino ad aumentare.
Il meccanismo dell’inflazione lo conosciamo ormai bene: stesso valore (nominale) meno potere d’acquisto, vale a dire che al supermercato spendendo la stessa cifra che spendevi un anno fa, porti a casa meno quantità di prodotto. Di recente alcuni supermercati o case produttrici hanno anche modificato le confezioni dei prodotti per far sì che il prezzo restasse lo stesso a cui siamo abituati, ma la quantità di prodotto inserita nella confezione fosse in realtà inferiore. Questo per una sorta di inganno mentale che ci induce ad essere confortati dal vedere sempre lo stesso prezzo del prodotto, senza valutare quanto stiamo comprando al chilogrammo. Un po’ come il tizio che afferma che a lui non interessa che la benzina sia aumentata, tanto ne fa sempre 10 euro!
Non c’è che da accettare che l’inflazione è una vera e propria tassa, che paghiamo tutti indistintamente. Potremmo definirla la nuova “Patrimoniale” ovvero un’imposta che colpisce il patrimonio sia mobile che immobile. E colpisce tutti, ma soprattutto colpisce chi non agisce per tempo nel mettere al riparo i risparmi più esposti, cioè quelli lasciati in liquidità. Facciamo un esempio: se avessimo tenuto sotto al materasso 1.000 euro, dopo 10 anni quella cifra sarebbe sempre 1.000 euro, ma avrebbe un valore reale di circa 850 euro, di contro se invece avessimo investito la stessa cifra in strumenti adeguati non solo avremmo protetto quel valore ma, a seconda del tipo di investimento scelto, avremmo potuto addirittura raddoppiare l’importo.
L’unico modo per difenderci dall’inflazione è togliere la liquidità dal conto corrente (ma neanche metterli sotto il materasso!) ed investire.
La storia ci insegna che il vero rischio è non investire, la “non” scelta è già una scelta.
Scegliere è il primo passo per agire e non subire.