Capita molto spesso che mi senta dire “vabbè per te è facile, sei un professionista affermato, non devi più sgobbare” oppure “ma tu fai un lavoro d’ufficio, non è faticoso” o ancora “beato te che guadagni tanto!”
Come se il cosiddetto “lavoro d’ufficio”, il lavoro “in giacca e cravatta”, sia sinonimo di riposo o rilassatezza, come qualcosa ricevuta senza fatica, una vera e propria manna che cade dal cielo.
Mi chiedo se la maggior parte della gente sappia quanto studio e quanti esami ci siano dietro al ruolo che ricopro.
Per mettermi questa “giacca e cravatta” ho dovuto studiare, studiare molto per sostenere un esame di Stato, superato il quale ho ottenuto l’iscrizione all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari.
E l’iscrizione all’Albo professionale è solo il punto di partenza.
Ho dovuto superare non so quanti incontri di selezione con la Banca, ho conseguito 2 Lauree, un Master, una Certificazione EFPA, una moltitudine di qualifiche e avanzamenti di carriera, attestati e corsi di aggiornamenti che seguo periodicamente.
E gli esami non finiscono mai….
Il mio ruolo di Consulente Finanziario prevede una preparazione sempre al passo con i tempi che cambiano. Essere un buon professionista significa avere una costante formazione multidisciplinare che mi permetta di offrire un buon servizio a chi si rivolge a me.
La conoscenza dei mercati è necessaria per riuscire a sostenere e consigliare un cliente nelle proprie scelte di investimento o di gestione del patrimonio, così come essere sempre informati su normative che riguardano pensioni, TFR, fiscalità, privacy, anagrafica, dati etc, è fondamentale per supportare i miei clienti.
Poi c’è la conoscenza dei prodotti bancari, per poter fornire soluzioni sempre più adeguate alle esigenze del cliente.
La mia professione inoltre, richiede anche competenze interpersonali: capacità di ascolto, empatia, disponibilità e una buona comunicazione. Tutto questo intercalato da meeting, telefonate, email, appuntamenti e tanto altro che, chi non conosce bene l’attività del Consulente Finanziario, non vede.
Quello che non si vede è lo studio che c’è dietro una proposta di investimento o di assicurazione.
Quello che non si vede è la lettura di interi fascicoli per analizzare una polizza.
Quello che non si vede sono le valanghe di email che leggo per tenermi aggiornato su una normativa, un servizio o una proposta finanziaria.
Quello che non si vede, è quello che mi tiene in ufficio la maggior parte della giornata, lontano dai miei figli, che quando mi vedono rientrare a tarda sera mi saltano addosso, stropicciandomi giacca e cravatta ☺